Agricoltura, come scegliere la cover crop più adatta? Dipende dal risanamento che si vuole

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Gli agricoltori che si stanno affacciando alle lavorazioni conservative se lo chiedono spesso: come scegliere la cover crop più adatta? (per sapere cosa sono le cover crops, o “colture di copertura”, » leggi questo articolo).

Se l’obiettivo è quello di migliorare in particolare la fertilità fisica del suolo, cioè la struttura per evitare compattamenti, e di favorire trafficabilità e ritenzione idrica, la scelta deve ricadere su specie a radice fascicolata come le graminacee ad alta capacità strutturante o su specie con apparato fittonante come il tillage radish, la senape e il ravizzone. Se invece si vuole arricchire il suolo di azoto per risparmiare poi sui concimi di sintesi, è bene optare su cover azotofissatrici come trifoglio incarnato, alessandrino, squarroso, veccia villosa o sativa.

Nella maggior parte dei casi per ottenere la combinazione di più effetti, compreso quello di arricchire il suolo di sostanza organica, è utile ricorrere ai miscugli più che a specie singole, e questo vale soprattutto se si è di fronte a terreni difficili con scarsa capacità di autostrutturarsi: si tratta di miscugli composti da graminacee (quali segale, loietto italico, avena), leguminose (veccia, trifoglio), brassicacee (rafano e senape) e altre specie come facelia, grano saraceno, eccetera.

Giacomo Lussignoli, presidente di Condifesa Lombardia Nord-est, mostra una radice fittonante della cover tillage radish, un rafano speciale di origine americana commercializzato da Padana Sementi che ha un impareggiabile effetto strutturante anche sui suoli più tenaci.
Particolare della radice di tillage radish devitalizzata dal gelo e resa gelatinosa.
Campo di tillage radish dopo che è stato rullato in pieno inverno con temperature sotto lo zero. L’operazione comporta una maggiore adesione della cover al suolo, favorendone la rapida devitalizzazione. Su questa superficie si può intervenire con una semina diretta, per esempio di mais, oppure con una minima lavorazione.

Quando e come si seminano le cover crops

Le cover crops vanno seminate per lo più in autunno, cercando di evitare spese inutili: quindi è da preferire la soluzione della semina diretta in un solo passaggio, per esempio con attrezzature apposite che combinano un erpice a denti e dischi (come il Kverneland CLC o il Kverneland CTC) con una seminatrice per semi minuti (come la Kverneland a-drill).

L’epoca deve essere il più precoce possibile dopo la raccolta della coltura principale, mais o soia o bietola che sia, per far sì che la cover si affranchi velocemente e si sviluppi bene prima del sopraggiungere del freddo.

Se non si vuole il glifosate, scegliete le cover crops gelive

Se si vuole evitare l’uso del glifosate per terminare la cover nella primavera successiva, il consiglio è di optare per le cover crops gelive, cioè quelle che si distruggono con il gelo invernale, che abbiamo descritto diffusamente in questo sito (vedi articolo).

Senape bianca e veccia sativa seminate il 13 settembre 2016 e fotografate a fine febbraio 2017. Le piante sono state devitalizzate dal gelo e su questa massa secca si può intervenire direttamente con una minima lavorazione per un leggero interramento prima della semina della coltura primaverile.

Più cover crops, meno infestanti

Una funzione accessoria ma molto importante delle cover crops, soprattutto se vengono seminate con continuità anno dopo anno, è la loro capacità a competere con le infestanti, riducendone l’intensità.

Gli agricoltori che ormai da diversi anni seminano costantemente le cover crops concordano sul fatto che queste piante a “perdere” consentono di diminuire, strada facendo, le dosi e gli interventi erbicidi. Segale e veccia villosa hanno anche effetti “allelopatici”, cioè rilasciano nel suolo sostanze antigerminello che sono attive contro le infestanti a seme piccolo. Rafano, senape e colza rilasciano invece sostanze come i glucosinolati a effetto nematocida.

Le cover crops sono sostenute anche dai Psr regionali nella misura 10 e sono raccomandate in tutti i casi in cui l’agricoltore sostituisce l’aratura con minima lavorazione e sodo. Infatti, insieme alla rotazione delle colture, le cover crops sono un pilastro fondamentale dell’agricoltura conservativa, che non significa quella “del passato”, ma quella di oggi e di domani, se si vuole accrescere la fertilità globale dei nostri suoli.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


5 commenti

  • Gio

    17 Agosto 2017 at 10:48 am

    Escludendo le cover crops gelive, cosa si può seminare al sud senza l’ausilio del glifosate?

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    • Roberto Bartolini

      18 Agosto 2017 at 10:32 am

      Al Sud le cover crops vanno seminate solo in autunno, dal momento che in estate non ci sono le condizioni per la germinazione e la crescita. Una soluzione senza glifosate può essere quella di seminare una cover in autunno, poi in primavera entrare in campo anche quando le piante sono ancora in vegetazione con un attrezzo per la minima lavorazione dotato di dischi di ampio diametro (come per esempio il Qualidisc di Kverneland). Nel nostro sito abbiamo pubblicato questo articolo in proposito che può leggere: http://www.ilnuovoagricoltore.it/con-lattrezzo-agricolo-giusto-taglio-i-costi-di-lavorazione-e-preparo-un-ottimo-letto-di-semina/

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      • Leonardo

        29 Agosto 2017 at 12:52 pm

        A proposito dell’utilizzo delle cover crops nel Sud Italia, nelle aziende cerealicole e’ possibile inserirle nel periodo autunnale in precessione al frumento che normalmente viene seminato a Novembre-Dicembre? Con quali accorgimenti e con quali specie? Grazie

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        • Roberto Bartolini

          31 Agosto 2017 at 3:48 pm

          A mio avviso al Sud Italia, nel periodo da lei indicato, non ci sono le condizioni affinché le cover possano germinare e installarsi agevolmente in campo. Sono possibili solo nel periodo autunno-inverno.

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          • Antonio

            31 Agosto 2017 at 11:39 pm

            Leggendo i vostri commenti devo purtroppo concludere che nel Sud Italia è quasi impossibilie utilizzare le cover crops. Questo discorso vale ancor più per le aziende cerealicole che non si dedicano a coltivazioni ortive primaverili (pomodoro, peperone). Per tali aziende infatti utilizzare cover crops autunno-invernali significa seminare in successione colture primaverili, quasi sempre scarsamente produttive e quindi scarsamente redditizie.
            Al Sud le uniche colture (non ortive) redditizie sono quelle autunno-invernali, per cui le uniche cover crops utilizzabili sarebbero quelle estive.

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