Agricoltura: con scarsità piogge, non bisogna arare
Non lo diciamo noi, ma c’è scritto nel Piano strategico nazionale della Pac 2023-2027, alla pagina 1076: «Il passaggio da abituali lavorazioni profonde del terreno a tecniche di lavorazione a minori profondità o non lavorazione (le cosiddette “lavorazioni conservative”) consente di contrastare in modo efficace il degrado dei suoli, migliorandone la struttura e la resistenza all’erosione e al compattamento, nonché di ottimizzare l’uso delle riserve fossili, contrastare la riduzione della sostanza organica e aumentare la capacità del terreno di assorbire e trattenere l’acqua».
Leggete bene: aumentare la capacità del terreno ad assorbire acqua, utilizzando minima lavorazione, strip tiller e sodo. Tant’è che continuano a essere finanziati, dai piani regionali, gli agricoltori che adottano queste tecniche per cinque anni.
Questa tesi, avversata dagli storici “aratori ed erpicatori”, è confermata anche dalle conclusione del progetto “Life Help Soil” che per molti anni ha coinvolto decine di aziende agricole di cinque regioni della pianura padana, mettendo a confronto l’aratura con le tecniche conservative su diverse tipologie di suoli e colture: «Le pratiche conservative migliorano l’infiltrazione dell’acqua, per il mantenimento di una bioporosità interconnessa grazie ai biocanali e agli apparati radicali, e aumentano al tempo stesso la capacità di ritenzione idrica del suolo, per la migliore struttura e il maggiore contenuto di sostanza organica. Dal punto di vista fisico e strutturale il suolo raggiunge un equilibrio idrologico migliore e più vicino alle condizioni naturali: ciò si traduce in una diminuzione del ruscellamento superficiale, dell’evaporazione e della lisciviazione in profondità di nutrienti ed elementi minerali».
Ma purtroppo anche quest’anno tantissimi agricoltori, per la preparazione dei letti di semina, non hanno seguito i buoni consigli, nemmeno hanno tenuto in considerazione il cambiamento climatico, e si sono comportati come sempre: una bella aratura e un paio di erpicature, per ottenere un bel letto di semina affinato, come il tappeto del tavolo da biliardo. Per esempio, nelle due foto sottostanti potete vedere due letti di semina preparati in provincia di Mantova e di Bologna con le lavorazioni tradizionali: belli da vedersi, ma dispendiosi e ben poco in sintonia con l’andamento climatico attuale, così avaro di piogge.
Qui sotto, invece, ecco cosa è capitato l’anno scorso su un terreno troppo affinato, in presenza di un andamento climatico molto siccitoso.
Il terreno va disturbato il meno possibile
La scarsità di piogge, che sembra durerà a lungo, avrebbe invece dovuto orientare gli agricoltori ad adottare tecniche in grado di evitare la perdita della poca umidità presente nei suoli, disturbando il meno possibile le zolle e la microfauna.
Ecco come si presenta il letto di semina dopo un passaggio di erpice Kverneland Qualidisc in tre differenti ambienti, Lombardia, Friuli, e Veneto. Il terreno, con uno o al massimo due passaggi, è pronto per la semina e trattiene una maggiore percentuale di umidità.
Ed ecco il letto di semina preparato con un solo passaggio di Kverneland Enduro.
Come gestire le cover crops e le infestanti
Se il terreno da preparare è occupato da cover crops e/o da infestanti in pieno vigore, è sufficiente un passaggio di un coltivatore a denti e/o ad ancore, ma l’importante è che sia ben progettato, come si vede nelle immagini seguenti scattate in provincia di Rovigo.
È l’anno perfetto per lo strip tiller
Quella del 2023 è la primavera perfetta per seminare sul terreno lavorato a strisce, con lo strip till.
Ma lo strip till non si fa solo in autunno, anzi lo si può adottare anche in primavera, in contemporanea alla semina, come testimonia l’immagine seguente scattata in provincia di Brescia.
Su minima lavorazione, emergenze rapide e uniformi
Seminare su un terreno grossolano, poco affinato e con la presenza di residui colturali, se si dispone di una seminatrice moderna, ben progettata e costruita, consente emergenze pronte e perfette, come dimostra l’esperienza di centinaia di aziende in ambienti diversi. Le due immagini che seguono sono eloquenti.
Ma anche sulla soia sarebbe opportuno adottare le lavorazioni conservative che garantiscono emergenze perfette, come si vede nella foto che segue.
Se pioverà a sufficienza e quindi si faranno i secondi raccolti, è da raccomandare l’adozione delle minime lavorazioni, strip tiller compreso, e l’utilizzo di liquami e digestati. Solo così si può sperare in un conto economico positivo.
6 commenti
Vincenzo
24 Marzo 2023 at 5:50 pm
E all’oliveto cosa succede?
Vincenzo
24 Marzo 2023 at 5:51 pm
Ok aspetto.
Grazie
Celestino Montanari
26 Marzo 2023 at 10:46 am
Validissime considerazioni agronomiche, quello che forse manca sono considerazioni sull’abbattimento dei parassiti dannosi.
Amedeo Cattaneo
26 Marzo 2023 at 1:05 pm
Se non pioverà si possono fare tutte le scelte possibili perfino quella di piantarlo a mano il mais ma il risultato non cambia. Sebbene la minima lavorazione abbia trovato un [ interesse ]tra gli agricoltori per via dei contributi pac peraltro spesi per l acquisto di macchinari ,l acqua resterà un fattore limitante
Ho visto personalmente appezzamenti lavorati con la tecnica di minima lavorazione o su sodo dai risultati sconfortanti e di conseguenza non definirei l agricoltura blu la panacea
Amedeo Cattaneo
26 Marzo 2023 at 1:13 pm
Se non pioverà nemmeno piantandolo a mano il mais potrà arrivare a fine ciclo
Sono tecniche di lavorazione queste della agricoltura blu dove ci devono essere le condizioni favorevoli di terreno clima e fertilità. I contributi pac vengono erosi dall acquisto dei macchinari specificati in tabella e le minori rese se le sobbarcano gli imprenditori.
Luigi
26 Marzo 2023 at 5:52 pm
Ci vorrà ancora qualche anno per mettere in pratica queste nuove tecniche. Cambiare abitudini secolari non è facile. Per dire, ho visto un coltivatore ad un incontro dove si parlava di lavorazioni superficiali e mi ha detto che suo nonno arava,suo babbo ha arato e lui continua ad arare e con me non parla più. Questo dice molto ma occorre cconstatare che diversi ci stanno ragionando anche se gli agromccanici sono ancora poco attrezzati. Buon lavoro