Agricoltura conservativa e zootecnia: come si risolve il problema dei liquami?
Con l’uscita di tutti i PSR regionali, che prevedono nella misura M10 consistenti aiuti a ettaro per coloro che abbandonano le arature, le aziende zootecniche si chiedono come si fa a gestire una massa ingente di liquami senza lavorare in profondità il suolo.
L’importante è disporre dell’attrezzatura giusta
Le aziende zootecniche possono sfruttare tutti i benefici derivanti dall’applicazione delle lavorazioni conservative al posto delle arature, anche senza gli aiuti dei PSR, utilizzando idonee attrezzature che sono presenti sul mercato, capaci di distribuire sia i liquami sia i digestati provenienti dagli impianti di biogas.
Per esempio, l’azienda Agrievo di Casalmaggiore (Cremona) utilizza l’abbinamento di un Claas Xerion con il coltivatore Kverneland CLC Evo modificato con un trituratore-distributore di digestati di Vogelsang.
Distribuzione e minima lavorazione in contemporanea
Il cantiere di lavoro distribuisce liquami e digestati iniettandoli direttamente a pochi centimetri di profondità sul terreno coperto dai residui colturali e contemporaneamente prepara il letto di semina grazie all’attrezzo provvisto di ancore e dischi. Subito dopo il suo passaggio, infatti, può entrare in campo la seminatrice Kverneland Accord con notevoli risparmi sui tempi di lavoro.
In questo modo si ha il miglior utilizzo agronomico possibile dei liquami e dei digestati, senza alcuna perdita per volatilizzazione, e questo sistema viene addirittura premiato da misure specifiche di aiuto previste dai PSR – come nel caso della regione Lombardia.
Stesso principio anche per lo strip-till
Lo stesso sistema si applica sull’attrezzatura che effettua lo strip-till, che abbinata a un Claas Xerion o trattore analogo che non calpesta il suolo, permette di distribuite i liquami nel momento in cui si eseguono le strisce lavorate di semina.
Una soluzione anche per il letame
Per il letame l’unica possibilità è data invece dalla distribuzione sulla superficie del terreno dove si mescolerà, naturalmente o meccanicamente, con i residui colturali; la presenza di residuo, che ha elevata capacità di assorbimento, e la più elevata vitalità biologica del terreno ne stimolano l’utilizzazione da parte della pedofauna e della microflora e la rapida incorporazione nel suolo, senza dunque determinare particolari rischi o controindicazioni per l’ambiente.
Dunque anche le aziende con zootecnia, se lo desiderano, possono adottare le lavorazioni conservative. L’importante è rivolgersi a coloro che possono garantire il giusto cantiere di lavoro.
2 commenti
paolo montana
2 Gennaio 2016 at 4:47 pm
le tecniche ci sono ,le cosciamo ma non capisco perchè quelle aziende le quali hanno aderito alla misura 214 e ora in scadenza, sono costrette a fare il mais su sodo se vogliono percepire 55 euro ettaro.inoltre se non sono in zona vulnerabile l’interramento reflui non viene premiato.capisco incentivare quelle aziende le quali non hanno mai aderito a misure agroambientali,ma non premiare chi valorizza e non inquina …………….dott.BARTOLINI le lascio immaginare seminare mais su sodo dove l’anno prima è passato su quel povero terreno un cantire di trinciato di mais.mi sembra giusto premiare chi è parsimonioso nei confronti dell’ambiente.capisco chi ha imparato non va più premiato,ma l’interramento reflui quanti lo fanno in modo corretto,perchè premiano solo le zv.???.grazie e complimenti.
Roberto Bartolini
4 Gennaio 2016 at 8:30 am
Caro sig. Montana,
la situazione incentivi per le misure agroambientali in Lombardia è la seguente:
a) Introduzione di tecniche di semina diretta su sodo da agricoltura convenzionale: 240 euro/ha
b) Introduzione di tecniche di semina diretta su sodo da agricoltura convenzionale: 240 euro/ha + cover crops: 180 euro/ha = totale: 420 euro/ha
c) Introduzione di tecniche di semina diretta su sodo da tecniche di minima lavorazione: 55 euro/ha
d) Introduzione di tecniche di semina diretta su sodo da tecniche di minima lavorazione: 55 euro/ha + cover crops: 180 euro/ha = totale: 235 euro/ha
e) Introduzione di tecniche di minima lavorazione: 185 euro/ha
f) Introduzione di tecniche di minima lavorazione:185 euro/ha + cover crops: 180 euro/ha = totale: 365 euro/ha
Per fortuna, introducendo le cover, si arriva a 235 euro, che non è così male.
Per quanto riguarda invece la questione reflui, è assurdo che si premi solo chi è in zone vulnerabili quando occorre incentivare il buon uso agronomico di liquami e digestati attraverso attrezzature costose, ma idonee e vincenti.
Un caro saluto e grazie per l’attenzione.