Azienda Chiavassa: “La redditività del mais aumenta con mappe e semina a dose variabile”

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«Da cinque anni ho messo da parte gli aratri per applicare la minima lavorazione e nel 2019 ho raccolto per la prima volta le produzioni con la mietitrebbia dotata di gps, per sapere quanto abbiamo prodotto metro quadro per metro quadro. Dallo scorso anno grazie a Dekalb ho potuto toccare con mano i vantaggi produttivi ed economici che offre la semina del mais a dose variabile, monitorando la coltura dalla semina alla raccolta con la piattaforma Climate Field View. Inoltre ho deciso di puntare su uno spandiconcime innovativo, il Kverneland Exacta Geospread, per non sprecare prodotto e avere la massima precisione nei dosaggi».

Edoardo Chiavassa è giovane e ha le idee chiare, oltre alla responsabilità agronomica della conduzione di 570 ettari (425 a riso e 150 a mais) dell’azienda di famiglia a Salussola nel biellese, mentre il fratello e il cugino si occupano dell’allevamento di 450 scrofe a ciclo chiuso e dell’impianto di biogas da 240 kw alimentato dai reflui zootecnici.

Edoardo Chiavassa nella sua azienda agricola in provincia di Biella.

Un giovane che ha sposato l’innovazione

Oltre alla giovane età, che certamente aiuta per aprire le porte dell’azienda all’innovazione, contano molto anche il desiderio e la convinzione che se si sperimenta nella propria realtà qualcosa di nuovo, i conti aziendali non possono che migliorare, senza dimenticare la diminuzione degli impatti ambientali e il miglioramento della fertilità dei terreni.

Con la minima lavorazione, più fertilità e meno costi

«Grazie alla minima lavorazione – dice Edoardo – abbiamo già ottenuto miglioramenti significativi della struttura dei nostri terreni, che verranno ulteriormente esaltati dall’uso delle cover crops come senape, veccia, triticale e ravizzone, che da quest’anno sono entrate in pianta stabile nella nostra azienda. Ma i vantaggi della minima non si fermano qui, perché rispetto all’aratura riusciamo anche a essere più tempestivi e risparmiamo tanto gasolio. Siamo partiti dal mais e ora la minima viene applicata anche sul riso, con una prima lavorazione sulle stoppie in autunno, seguita da un passaggio con dischiera prima della semina».

Perché applicare la semina a dose variabile del mais

Chiavassa, da quali considerazioni siete partiti per voler sperimentare la semina a dose variabile?

«Noi lavoriamo una superficie molto ampia, costituita da tanti appezzamenti molto irregolari e con una tessitura che varia dal limo, alla sabbia, all’argilla e in maniera molto differenziata da una zona all’altra. È evidente che con una realtà di questo genere l’ideale è poter seminare a dose variabile per rispondere in maniera adeguata alla variabilità della terra. Ma da dove partire? Conosco i miei appezzamenti, ma non abbastanza per poter creare una mappa di prescrizione a dose variabile. La mia esperienza non basta e deve essere supportata dai dati: ecco dunque che l’applicazione Climate Field View di Bayer è in grado di fornirceli, grazie alle mappe di vigore del mais degli ultimi tre anni che “fotografano”, con colori diversi, come si è comportata la coltura nelle diverse zone. Queste mappe sono state la base di partenza nel 2019 per costruire le mappe di prescrizione per la semina a dose variabile di mais DKC5830 su uno degli appezzamenti più difficili dell’azienda».

Quali sono state le dosi prescelte?

«Come primo anno, non avendo le mappe di produzione, su consiglio dei tecnici Dekalb siamo stati molto prudenti, con un range di variabilità da 8,5 a 9,5 piante/mq, destinando l’investimento più basso alle zone meno fertili e più critiche. Per la semina abbiamo utilizzato l’Optima HD e-drive Kverneland di un contoterzista della zona. Sul resto dell’azienda abbiamo seminato il mais alla dose fissa di 9,0 piante/mq con la nostra seminatrice tradizionale».

La schermata della mappa di prescrizione con l’indicazione delle tre dosi variabili, contrassegnate da tre colori diversi.

Le produzioni danno ragione alle dosi variabili

I risultati produttivi hanno dato ragione alla dose variabile? A quali conclusioni siete giunti?

«Siamo rimasti molto soddisfatti dei risultati, che sono andati ben al di là delle nostre aspettative iniziali. Nelle zone migliori del campo con 9,5 piante/mq abbiamo prodotto 145 ql/ha di granella secca, mentre nelle zone più problematiche con 8,5 piante/mq abbiamo prodotto 132 ql/ha. Ma la media produttiva sul resto dell’azienda è stata poco superiore a 120 ql/ha. Dunque, con l’applicazione del rateo variabile di semina riusciamo a esaltare la produzione dove la terra può dare di più ma anche dove la terra è più povera, abbassando il numero di piante. Da questa prima esperienza, e grazie al fatto che abbiamo le mappe di produzioni del 2019, mi sono convinto del fatto che nelle zone dove la terra è più magra o dove non ho la possibilità di irrigare, abbasserò ulteriormente l’investimento anche a 6,5 piante/mq, mentre a seconda degli ibridi prescelti, dove il terreno è fertile, potrò spingere sull’investimento anche a 10-11 piante/mq».

Ecco la schermata con i dati di produzione nell’appezzamento seminato a dose variabile. Si va da 145 a 132 ql/ha di produzione a seconda dell’investimento.
In questa schermata di Climate Filed View si vede come nell’area indicata con la freccia e seminata a dose fissa, le produzioni di granella sono state tra le più basse dell’azienda a causa dell’assenza di irrigazione.
Anche in questa schermata, che rappresenta un appezzamento seminato a dose fissa con seminatrice tradizionale e non dotata di gps, le produzioni sono basse a causa delle inevitabili sovrapposizioni nella deposizione dei semi.
Mappa di raccolta di un appezzamento seminato a dose fissa, con forti variazioni di produttività da una zona all’altra.

Quali sono i programmi per la semina del mais 2020?

«Punto primo: la semina a dose variabile sarà applicata su tutti i 150 ettari dedicati al mais. Punto secondo: continuerò a seminare ibridi Dekalb perché mi garantiscono ottime produzioni con un’alta qualità e una completa sanità della granella, e sono stati testati da molti anni per la semina a dose variabile. Inoltre posso contare sui consigli di un’azienda come Bayer, che mi è stata sempre vicino e mi ha aiutato a portare innovazione in azienda. Punto terzo: quest’anno le mappe di produzione 2019 riusciremo a sovrapporle a quelle del vigore documentate da Climate Field View e così potremmo realizzare mappe di prescrizione ancora più precise. Inoltre utilizzeremo ancora meglio un altro dato molto importante che ci indica questa applicazione che è l’evotraspirazione del mais nei diversi momenti del suo ciclo vegetativo».

Un’ultima considerazione sullo spandiconcime GEOSPREAD di Kverneland?

«È stato uno degli acquisti più azzeccati della nostra azienda. Da quando lo abbiamo messo in campo abbiamo potuto risparmiare tantissimo concime grazie alla precisione di distribuzione e alla chiusura delle sezioni, senza considerare i vantaggi agronomici di uno spandimento sempre perfetto nel rispetto delle dosi».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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