Erba medica seminata su sodo a fine agosto per contrastare il cambiamento climatico

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Il cambiamento climatico è innegabile e anche la primavera del 2019 lo dimostra, quindi gli agricoltori devono pensare a cambiare alcune strategie agronomiche, utilizzando al meglio le tecnologie innovative. Un esempio recente e molto significativo è costituito dall’erba medica, coltura che viene seminata di solito tra fine febbraio e metà aprile. Il protrarsi di primavere piovose in questi ultimi anni ha creato notevoli difficoltà, compromettendo le rese e la sanità del prodotto, e così si è pensato di provare a cambiare registro, con una semina a fine agosto su sodo, cioè direttamente sui residui colturali.

L’idea è partita dal CRPA di Reggio Emilia, che ha sperimentato la semina su sodo dell’erba medica in epoche diverse, e i primi risultati sono molto incoraggianti. L’azienda Alai di Guastalla, su un terreno limoso che quest’anno avrebbe presentato in primavera problemi di crosta, ha seminato un medicaio, in successione a mais insilato, su residui colturali (vedi articolo) il 27 agosto 2018 con una seminatrice da sodo, alla profondità di 3-4 cm irrigando il campo due giorni dopo con 25 mm di acqua, favorendo così una perfetta germinazione.

Il prato di medica alla fine di ottobre aveva un apparato radicale che aveva già raggiunto i 20 cm, preparandosi ottimamente a passare l’inverno, e nella primavera 2019 il primo taglio risultava molto ben sviluppato e particolarmente appetito dagli allevatori della zona in una stagione come il 2019, dove proprio i primi tagli di medica hanno lasciato molto a desiderare.

Attenzione alla scelta della seminatrice

La semina su sodo consente di ridurre i costi di lavorazione, conservare del carbonio organico nel suolo, aumentare la durata temporale delle rotazioni e proteggere il terreno. Ma per la riuscita dell’operazione occorre mettere in campo seminatrici di nuova concezione capaci di depositare in maniera precisa e uniforme il seme e ricoprirlo adeguatamente.

Una novità in questa direzione, appena arrivata sul mercato italiano, è la seminatrice Great Plains 3 P 1006 NT di Kverneland (vedi articolo), che grazie alle sue tre tramogge può seminare tre differenti tipi di semente a tre differenti distanze e profondità e concimazione starter anche liquida. La macchina, grazie alle sue particolarità costruttive, può essere trainata da trattori di bassa potenza di appena 100 cavalli.

La parte anteriore della seminatrice da sodo Great Plains.
Il carrello posteriore della Great Plains, che facilita tutte le manovre in campo e permette di utilizzare trattori di bassa potenza.
Da destra a sinistra i dischi ondulati per il taglio, l’apparato di semina e deposizione concime e/o fitofarmaco e i dischi gommati per la chiusura del solco.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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