Grano duro: i contratti Divella e De Matteis garantiscono all’agricoltore 27 euro/quintale
Il Pastificio Divella ha siglato un accordo con la Società cooperativa agricoltori del Fortore (Scaf) che gli permetterà di assicurarsi per la prossima campagna oltre 7000 quintali di grano duro italiano di alta qualità. Il prezzo base pagato agli agricoltori sarà di 27 euro al quintale.
Il Pastificio De Matteis per il grano Armando ha annunciato un prezzo minimo garantito di 280 euro alla tonnellata, più un premio fisso del 5%, nel caso in cui i prezzi di mercato risalgano al di sopra di 27 euro al quintale. Inoltre è stato confermato il premio di 2 euro al quintale per ogni 0,1% di proteine maggiore del 14,5%.
Quest’anno gli agricoltori che avevano sottoscritto il contratto per il grano Armando hanno incassato un prezzo minimo di 255 euro/ton, quando il prezzo della borsa merci di Foggia quotava in media 233 euro alla tonnellata (ne abbiamo parlato in questo articolo).
I contratti di filiera stanno dunque progredendo con successo, rimettendo al centro del progetto la qualità del grano che, nel nostro paese alle diverse latitudini, si può raggiungere senza bisogno di miracoli, ma solo mettendo in campo la giusta tecnica e scelte appropriate in fatto di varietà. I contratti hanno inoltre il pregio di offrire una prospettiva di medio-lungo periodo sia all’industriale sia all’agricoltore, che devono abituarsi a dialogare mettendo in campo la più assoluta trasparenza.
È solo questa la strada che può far progredire la nostra cerealicoltura, dal momento che i pastifici che importano grano lo pagano il 20% in più di quello italiano e non sempre sono certi della sua salubrità. Ne discende che gli stessi pastifici hanno interesse a trovare grano di qualità in Italia, ma se solo il 35-40% del grano duro italiano supera la soglia del 13,5% di proteine, come è successo negli ultimi sei anni, non possiamo pretendere che gli industriali non facciano acquisti oltrefrontiera.
Per fortuna il cerealicoltore italiano sta evolvendo tecnicamente, abbandonando il vecchio motto “ho sempre fatto così e non cambio”, e questo è un buon segno per il futuro.