La minima lavorazione sul riso funziona bene

Nell’azienda Penati di Basiglio (Milano) da quattro anni è stata abbandonata l’aratura con ottimi risultati sotto il profilo agronomico ed economico. «Da quattro anni abbiamo sostituito l’aratura con la minima lavorazione e siamo molto soddisfatti di aver fatto questa scelta, perché oltre ai vantaggi agronomici otteniamo anche buoni risultati sotto il profilo economico dei risparmi e della produttività della coltura», afferma Matteo Penati, che insieme al padre Mario gestisce l’azienda agricola di famiglia con circa ottanta ettari a riso in monocoltura. Penati sottolinea i pregi della minima lavorazione dopo che per alcuni anni ne aveva osservato i risultati in alcune aziende limitrofe.
Il nuovo calendario dei lavori
«Sono convinto – dice Matteo – che questo sistema di lavorazione si adatti molto bene al riso più che ad altre colture, soprattutto in terreni difficili come i nostri. Sulle stoppie, appena raccolto il riso, tempo permettendo facciamo un primo passaggio autunnale con il coltivatore Clc Wings Evo di Kverneland perché il gelo invernale possa agire sulle zolle affinandole e la paglia possa degradarsi, e in primavera entriamo per un secondo passaggio, seguito da rullatura entro marzo, che normalmente è sufficiente per preparare un buon letto di semina».



La particolarità costruttiva del CLC Wings
Il CLC Wings ha due file di denti molto spaziati tra di loro per poter lavorare anche in presenza di moltissimi residui, aumentando l’effetto di miscelazione. La grande quantità di terreno smosso viene lavorata dalla fila di dischi che sono montati su supporti ammortizzati per proteggerli da eventuali urti o sollecitazioni derivanti dall’elevata velocità di lavoro con la quale procede l’attrezzatura.


I vantaggi della minima lavorazione
Quali sono i vantaggi che avete riscontrato dopo l’adozione della minima lavorazione?
«Innanzitutto si risparmiano ore di lavoro e litri di gasolio, perché con due passaggi il letto di semina è pronto. Poi il terreno risulta più affinato e aumenta anno dopo anno il tasso di sostanza organica. Inoltre abbiamo notato che con la minima lavorazione il terreno “beve” meno acqua, e per una coltura sommersa come il riso non è un vantaggio trascurabile».
Ci sono particolari accortezze da segnalare?
«Sì, con la minima lavorazione è opportuno fare un diserbo antigerminello. Se si ara le infestanti escono dopo l’emergenza del riso, mentre con la minima le infestanti anticipano la nascita».

Lo spandiconcime con dosaggio automatico del concime
Altra novità in casa Penati è il nuovo spandiconcime Kverneland Exacta CL EW. «Lo abbiamo da un anno – racconta Matteo -ma abbiamo già visto quanto conta disporre di uno spandiconcime con sistema di pesatura autocalibrante e continuo con sistema di dosaggio automatico in base alla velocità di avanzamento. Ora finalmente la distribuzione della dose di concime che abbiamo impostato è sempre uguale su tutti i campi, e inoltre non abbiamo più sprechi grazie al sistema Exacta Line che facilita lo spandimento nella bordatura dei campi. Appositi deflettori assicurano che il concime non venga distribuito fuori dai confini del campo».


Il mercato non premia le nuove varietà
Due parole sul mercato del riso. Come sta andando?
«I prezzi sono molto altalenanti da un anno all’altro: due anni fa eravamo a 28 euro/ql e oggi siamo a 65 euro, anche se a quel prezzo non si riesce a vendere, e così il prezzo reale è tra i 55 e i 60 euro al quintale. Quest’anno doveva essere un’annata da segnare sul calendario, ma tre giorni di vento al momento del raccolto hanno asciugato troppo velocemente i chicchi, che così quando vengono lavorati si spezzano in due parti e la resa si dimezza».
Sul fronte della varietà si va avanti sempre con i vecchi Arborio, Carnaroli, Volano, eccetera?
«L’evoluzione genetica del riso corre molto più veloce del mercato, con varietà nuove, come ad esempio l’Ulisse, che non si allettano e soffrono molto meno le malattie. Per noi è un passo avanti decisivo sotto il profilo agronomico, ma purtroppo le riserie non riescono ancora a valorizzare commercialmente questi nuovi “marchi”, e così per noi agricoltori che abbiamo necessità di seminare varietà innovative e migliorate geneticamente, mancano adeguati ritorni economici».