Restituiamo vitalità ai terreni agricoli: lo chiede l’Europa e lo pretende il portafogli

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In tutti i documenti usciti in questi anni dalla Commissione europea e dai Piani di sviluppo rurale delle Regioni italiane, si rimarca come la vitalità dei nostri terreni agricoli sia ai minimi storici, con bassissimi livelli di sostanza organica, di microfauna (lombrichi per esempio) e di stabilità strutturale, accompagnati da eccessive emissioni di gas nocivi. La svolta verde impressa dall’Europa, con forti implicazioni su tutti i budget di spesa e di aiuti da oggi in poi, non può più essere ignorata dai nostri agricoltori e coloro che ancora non hanno imboccato la strada dei nuovi sistemi di gestione del suolo agricolo, debbono mettersi all’opera immediatamente. Non solo per intercettare i prossimi aiuti europei destinati agli agricoltori virtuosi, ma soprattutto perché è ormai ampiamente dimostrato che solo con l’abbandono delle lavorazioni tradizionali e invasive, il terreno può tornare vitale e aumentare il suo potenziale produttivo.

La strada maestra per poter rimanere sui mercati

La forte volatilità dei prezzi delle commodities contrasta con l’aumento delle produzioni per ettaro e della qualità dei raccolti, nonché con la razionalizzazione dei costi, tagliando quelli inutili e dannosi.

Nella parte di sinistra viene espresso in termini sintetici ma esaustivi che cos’è la biodiversità del suolo, che sta alla base del suo buono stato di salute. Ma se si continua ad arare profondo…
Ecco cosa significa un terreno che ha perso vita (purtroppo in Italia ce ne sono tanti!)
Alcuni effetti macroscopici dell’aratura seguita da erpicature su diversi terreni e in diverse situazioni.
Ecco come si presenta un terreno agricolo ideale, cioè fertile, dove acqua e aria circolano e favoriscono la piena vitalità degli organismi che lo popolano.
La macro e la micropositità del terreno si realizzano attraverso sistemi di lavorazione che non invertono la fetta di terreno e favoriscono la presenza di tutti i microrganismi utili, che sono responsabili della produzione dell’humus.
Gli effetti benefici delle lavorazioni conservative sono ormai ampiamente documentati da tantissimi agricoltori e contoterzisti che le hanno adottate con successo da anni.
I risultati di prove di confronto dimostrano che la qualità del suolo cambia se si adottano sodo e minima.
Altri studi e altre prove dimostrano come aumenta la presenza dei lombrichi se si mette l’aratro in soffitta.
Minima lavorazione, semina su sodo e strip-till sono considerate lavorazioni che fanno bene all’ambiente e al portafogli e la dimostrazione sta in questi dati.
Lo abbiamo sempre detto: passare dalle lavorazioni che si sono sempre fatte alla minima e al sodo, comporta una serie di indispensabili cambiamenti nell’organizzazione del lavoro aziendale, con quattro regole riassunte in questa immagine.
Infine, ecco i giusti abbinamenti tra lavorazioni conservative e le diverse colture.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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