Grano duro sulle colline delle Marche: un esempio virtuoso da seguire
Non cesserà mai il dibattito sull’amletico interrogativo: aratura o sodo? Tuttavia c’è una regione in Italia, le Marche, che da almeno quindici anni pian piano ha abbandonato le arature profonde quando le condizioni del terreno lo consentono, ed è diventato il territorio dove le cosiddette lavorazioni conservative oggi hanno la maggiore diffusione e anche il maggiore successo.
Perché le rese non diminuiscono?
Ma come fanno gli agricoltori marchigiani a non perdere quintali, se non arano più il terreno? Semplicemente fanno tre cose:
- praticano la rotazione tra grano duro, leguminose da sfalcio o da granella, girasole e colza;
- mettono la massima attenzione per evitare il calpestamento esercitato dai mezzi agricoli sul terreno;
- non lavorano quando il terreno è troppo umido o troppo secco.
I tre assi nella manica dei marchigiani
Vediamo ora perché questi tre accorgimenti agronomici sono fondamentali se si vuole fare sodo.
[textmarker color=”757575″]ROTAZIONE[/textmarker] Porta benefici sulla fertilità fisica (struttura) e chimica del suolo (aumento della sostanza organica e dell’attività microbiologica) e riduce le problematiche legate alla difesa dalle infestanti e dai parassiti, che diventano problemi a volte irrisolvibili se si pratica la monosuccessione.
[textmarker color=”757575″]NO AL CALPESTAMENTO[/textmarker] Fare sodo significa abbandonare l’approccio agronomico dei nostri padri. La struttura del terreno deve essere rispettata con un’attenta programmazione dei lavori in campo. I mezzi agricoli devono essere equipaggiati con pneumatici a pressione inferiore a 1,5 bar, con sezione larga e battistrada piatto. Questo vale per le trattrici e per le macchine trainate. Tenete conto che un rimorchio monoasse da 50 quintali con le gomme normali scarica al suolo da 4 a 6 kg per centimetro quadrato, provocando le caratteristiche ormaie sul terreno. Occorre poi evitare di entrare in campo quando il terreno è ancora umido.
[textmarker color=”757575″]QUANDO ENTRARE IN CAMPO[/textmarker] Se si lavora con terreno troppo umido si produce un taglio con compattazione della fascia adiacente all’utensile che lavora. Se il terreno è troppo secco si provoca un’eccessiva frantumazione dello strato lavorato.
Così si ottengono alte rese e qualità eccellente
Gli agricoltori marchigiani producono su sodo grano duro di alta qualità, per lo più sotto contratto e rispettando rigidi disciplinari di produzione concordati con la filiera di trasformazione, che permettono loro di arrivare a medie produttive tra le più alte d’Italia. I benefici sui conti colturali e sui redditi aziendali sono ben evidenti, e infatti il sodo continua la sua marcia trionfale. E ora che ci sono i nuovi PSR, il futuro è ancora più roseo.
Come sempre, tanto di cappello agli innovatori!