Il connubio vincente tra agricoltura conservativa e dosi variabili di sementi e fertilizzanti
Uno degli ostacoli maggiori che incontrano i sistemi di gestione conservativa del suolo – che sono minima lavorazione, strip-till e semina su sodo al posto di aratura ed erpicature – è che, nella maggior parte dei casi, nei primi due anni di applicazione le rese delle colture possono diminuire. Il fatto è assolutamente normale, dal momento che il suolo e tutti microrganismi che contiene debbono trovare un loro nuovo equilibrio. Quindi il cosiddetto periodo di transizione va messo in conto, anche se poi dal terzo anno tutto si rimette a posto, e anzi nella maggior parte dei casi le produzioni cominciano ad aumentare, così come il contenuto di sostanza organica del suolo.
La sinergia tra diverse tecniche minimizza i problemi
Un interessante studio realizzato in campo dall’Università di Padova, che proseguirà anche nei prossimi anni, capitanato da Luigi Sartori e che è stato pubblicato di recente sull’Informatore Agrario, dimostra che il connubio tra agricoltura conservativa e agricoltura di precisione potrebbe essere la chiave vincente per azzerare già dal primo anno le differenze produttive tra lavorazioni conservative e aratura.
Dalle zone omogenee alle dosi variabili applicate in campo
Dalle mappe di produzione e da quelle del suolo si sono individuate, per l’appezzamento oggetto della sperimentazione, quattro zone omogenee ma differenti tra di loro come caratteristiche del terreno e come potenzialità produttiva, dove programmare la semina e la concimazione a dose variabile con le mappe di prescrizione, per le colture di frumento, colza, mais e soia.
Molto incoraggianti i risultati del primo anno
Il risultato del primo anno di attività di campo ha portato ai seguenti risultati:
- Per frumento e colza, sodo e minima lavorazione consentono livelli produttivi pari a quelli ottenuti con l’aratura.
- Per frumento e colza, l’abbinamento con l’agricoltura di precisione a dosi variabili ha portato a un aumento significativo della produzione rispetto alle lavorazioni tradizionali.
- Per mais e soia, la gestione variabile di seme e concime abbinata a minima lavorazione, strip-till e semina su sodo ha portato a un aumento di produzione e di biomassa rispetto alle lavorazioni convenzionali.
- Per mais e soia, le lavorazioni conservative senza l’apporto delle dosi variabili, almeno per questo primo anno, hanno portato a una diminuzione della produzione rispetto all’aratura.
Quali benefici si ottengono dai due sistemi
Ma lo studio conferma anche tutti i benefici che agricoltura conservativa e agricoltura di precisione sono in grado di assicurare a chi le applica, e in particolare:
Agricoltura conservativa vuol dire:
- riduzione dei consumi di gasolio
- aumento di redditività
- aumento della sostanza organica
- riduzione dei fenomeni erosivi
- riduzione dei gas serra e mitigazione del clima
- aumento dell’efficienza dell’acqua
- riduzione di manodopera
- riduzione delle potenze e migliore gestione del parco macchine
Agricoltura di precisione vuol dire:
- Efficienza dei fattori produttivi
- Aumento delle produzioni
- Aumento della redditività
- Miglioramento della qualità e sanità del raccolto
- Riduzione dei gas serra
- Aumento dell’efficienza irrigua
- Riduzione dei costi di gestione dei mezzi tecnici e del parco macchine
Come si vede, l’abbinamento è perfetto e porta a una sinergia positiva, quindi coloro che si avvicinano per la prima volta alla gestione conservativa del suolo, oppure già la applicano, sarebbe bene prendessero in seria considerazione l’applicazione delle dosi variabili di sementi e di concime.
Fatevi fare le mappe di produzione sin dalla prossima raccolta dei cereali vernini
Ma attenzione: se non si dispone delle mappe di produzione e delle mappe del suolo, le dosi variabili non si possono fare, perché non si hanno riferimenti.
Quindi sin dalle prossime raccolte dei frumenti e dell’orzo gli agricoltori dovrebbero chiedere ai contoterzisti di fare le mappe di produzione, che sono la base per cominciare a ragionare con dei numeri veri e non solo sulle sensazioni, come si è sempre fatto.
Produrre 100 ql/ha di mais in un appezzamento non vuol dire nulla, perché si tratta di una media fatta da picchi produttivi e da rese basse. Non è meglio sapere invece, punto per punto, di quell’appezzamento cosa si è prodotto?