Luciano Lanza, campione di produzione di mais, pensa alla nuova PAC
L’imprenditore agricolo Luciano Lanza di Roverbella (Mantova) ha scelto la soia per affrontare la nuova Pac e vorrebbe puntare sulla medica, ma in zona non c’è ancora una filiera per questa coltura.
«Per il terzo anno consecutivo – racconta Lanza – dobbiamo confrontarci con fenomeni climatici estremi: il 2012 è stato eccezionalmente secco, il 2013 molto piovoso e quest’anno, dopo un inverno senza gelo e un periodo primaverile siccitoso e ventoso, sino alla prima settimana di agosto non ci sono stati né i gradi di calore né l’irraggiamento necessario per fornire la giusta dose di energia al metabolismo del mais. Il mio mais ha iniziato a fiorire il 23 di giugno, quindi con un buon anticipo, ma poi l’andamento climatico ha fatto perdere parecchi giorni importanti».
Un pioniere della semina a diamante con 45 cm di interfila
Luciano Lanza è un agricoltore che non lascia nulla al caso, tant’è che le sue produzioni di granella di mais sono sempre da record: anche nel 2013 ha prodotto 198 ql/ha base 25% di umidità, confermando che la buona agrotecnica vince sempre anche nelle annate anomale. «È vero, la tecnica conta – ammette l’imprenditore – ma quest’anno temo che manchi un po’ di peso specifico proprio a causa della mancanza del dovuto irraggiamento. Comunque vedremo».
Lanza è un pioniere della semina a diamante, con 45 cm tra le interfile, un sistema che permette di aumentare il numero di piante e quindi anche le rese. «Quest’anno ho seminato più ibridi con diversi investimenti. Per quanto riguarda Dekalb, ho seminato il 6724 e il 6728 a 9,6 piante/mq e il 6630 con tre diversi investimenti, 8,5-10 e 12 piante/mq. Per quanto riguarda Pioneer, ho seminato due ibridi il 1921 a 8,3 piante /mq e il 1547 a 9,2 e 9,6 piante al mq. Ho realizzato inoltre una prova di concimazione utilizzando prodotti diversi in presemina e alla terza foglia».
Dalle mappe di raccolta alle mappe di prescrizione
Lanza da tre anni dispone delle mappe di produzione, e sulla base dei dati raccolti ha predisposto una concimazione a dose variabile con lo spandiconcime Vicon Rotaflow EW con pesa elettronica e touch screen Isomath Tellus in cabina per il controllo elettronico di tutte le operazioni di campo. «Le mappe di produzione e le mappe di prescrizione che ne derivano – spiega Lanza – sono molto importanti per cercare di stabilizzare le produzioni verso l’alto e ridurre i cosiddetti “buchi produttivi”. Quando siamo partiti a mappare le produzioni, mi sono accorto che in certe aree della mia azienda producevo 150 ql/ha e in altre 250 ql/ha sempre su base 25%. Grazie alle analisi fatte e alla possibilità di effettuare la concimazione a dose variabile, già l’anno successivo sono riuscito a diminuire le differenze produttive, e così anche al terzo anno».
I punti di forza di uno spandiconcime innovativo
Quali sono i punti di forza dello spandiconcime Vicon? «La particolarità tecnica che mi ha fatto decidere l’acquisto è il sistema Rotaflow, che genera una preaccelerazione dei granuli di concime evitando le rotture che normalmente si verificano nelle altre attrezzature. L’integrità del chicco al momento della sua caduta in campo è fondamentale per la buona resa del prodotto. Altrettanto importante è il sistema di pesatura elettronica che non mi fa sbagliare mai i dosaggi e non mi fa fare rimanenze. Infine, con l’Isomath Tellus gestisco le dosi variabili ed evito le sovrapposizioni».
Come si affronterà il greening nel 2015
Lanza fa monocoltura di mais ormai da tantissimi anni, e dovrà per forza ri-orientarsi in vista dell’entrata in vigore della nuova Pac, che prevede con il greening la rotazione di più colture (clicca qui per saperne di più). «Io dovrei fare tre colture – dice Lanza – ma non esiste una coltura che mi garantisca il reddito che mi dà il mais. Quindi dovrò optare per il minore dei mali. Quale sarà? Non lo so ancora, devo fare bene i conti e vedere quali sono le decisioni nazionali definitive in termini di greening e di penalizzazioni per chi non lo rispetta in toto. Io al momento soddisfo tre obblighi su quattro: sul 5% di area ecologica seminerò la soia; sul 75% della superficie seminerò mais; sul 25% ancora soia. Quindi non rispetto solo l’obbligo di avere una terza coltura, perché mi rifiuto di seminare il frumento. In effetti sto pensando anche alla medica, ma nella mia zona, almeno sino ad oggi, non ci sono strutture di essiccazione per fare una filiera corta».