Salvagnin: “Elettronica, mappe e precisione: così abbiamo aumentato il reddito aziendale”

20160322_104443

[row][double_paragraph]

«Realizziamo con la mietitrebbia le mappe di produzione dal 1999 ed eseguiamo la concimazione a dose variabile dal 2000. Nel 2012 abbiamo iniziato a seminare il mais a dose variabile e anche a distribuire dosi differenziate di diserbanti, sulla base della diversa tessitura di terreni. Grazie all’applicazione di questi percorsi agronomici integrati e mirati alle caratteristiche dei terreni e alla loro potenzialità produttiva, in quindici anni abbiamo aumentato le nostre rese in media di oltre il 35% (e facciamo riferimento a produzioni da 120 a 160 ql/ha di granella secca), ottenendo anche un notevole risparmio nei costi dei mezzi tecnici. Nessun altro sistema diverso dall’agricoltura di precisione ci avrebbe permesso di raggiungere questi risultati e siamo convinti che ci siano ancora margini di miglioramento».

Massimo, Cristiano e papà Luciano Salvagnin sono proprietari della Società agricola Porto Felloni a Lagosanto (Ferrara), dove coltivano 460 ettari suddivisi tra mais da granella (che fa la parte del leone), orticole da industria, pomodoro, grano tenero, grano duro e qualche ettaro di soia.

[/double_paragraph][double_paragraph]

Da sinistra Cristiano, Luciano e Massimo Salvagnin nell’azienda Porto Felloni a Lagosanto (Ferrara).
Da sinistra Cristiano, Luciano e Massimo Salvagnin nell’azienda Porto Felloni a Lagosanto (Ferrara).

[/double_paragraph] [/row]

[row][double_paragraph]

I terreni sono molto diversi tra loro, con sabbia, limo e argilla che si alternano anche nello stesso appezzamento a distanza di metri, e quindi è importante mettere insieme più dati possibile, prima con le analisi del suolo a campione e poi di recente con il sistema ARP, la slitta che percorre i campi e misura la resistività elettrica del suolo (vedi articolo) creando delle mappe del suolo dove si identifica in maniera precisa la tessitura punto per punto.

Ogni 3-4 anni si fa anche l’analisi chimica e questi dati, combinati con quelli che si ricavano con le mappe di raccolta, permettono di arrivare alle famose mappe di prescrizione dove l’agricoltore decide come e quanto concimare in maniera diversificata nei vari punti dell’appezzamento. «Il punto chiave – dice Massimo – è dotarsi di un software che traduce le mappe del suolo e di raccolta in mappe di prescrizione e noi ne abbiamo uno realizzato da Technofarming che è sia gestionale sia cartografico. Si tratta di un modulo molto semplice e intuitivo che colloquia con tutti i principali sistemi elettronici montati sui trattori e sulle attrezzature Isobus compatibili».

Ma la svolta si è avuta con il sistema ARP: «Prima del 2012 l’analisi chimico-fisica del suolo si faceva con campioni prelevati ogni ettaro e mezzo di terreno, mentre con il sistema ARP i dati riguardano tutto il terreno punto per punto e a tre profondità: a 50, 100 e 200 cm. Dal punto di vista pratico, per esempio, dove c’è prevalenza di sabbia aumento la dose di azoto, mentre dove il terreno è più argilloso la diminuisco. Inoltre possiamo gestire la semina a dose variabile, con una diversa densità di piante a seconda delle zone dell’appezzamento, e anche l’azoto aumenterà nella stessa percentuale in cui aumentiamo il numero di piante».

L’analizzatore di campo mostra una parte di terreno dove è stato distribuito il Roundup Platinum e certifica quanto fatto: 200 l/ha su 13,78 ettari per un totale pianificato di 2.756,87 litri di prodotto.

[/double_paragraph][double_paragraph]

Mappa del suolo ottenuta con il sistema ARP. I diversi colori indicano le zone con sabbia, limo e argilla.
Mappa del suolo ottenuta con il sistema ARP. I diversi colori indicano le zone con sabbia, limo e argilla.
A sinistra la mappa di prescrizione per semina a dose variabile del mais, a destra la mappa del suolo con la differenziazione delle aree a diversa tessitura.
A sinistra la mappa di prescrizione per semina a dose variabile del mais, a destra la mappa del suolo con la differenziazione delle aree a diversa tessitura.
A sinistra la mappa di prescrizione per la semina del mais a dose variabile e a destra la mappa di produzione delle rese dell’anno 2015.

[/double_paragraph] [/row]

«Lo stesso discorso vale per il diserbo», prosegue Salvagnin. «Per quello di pre-emergenza del mais, dove c’è prevalenza di sabbia, distribuisco 3,5 l/ha, mettendomi al riparo da eventuali fenomeni di fitotossicità, mentre dove ho più argilla la dose sale a 4 l/ha perché a dosi più basse il principio attivo avrebbe meno efficacia».

Il sistema gestionale dei lavori aziendali in questa videata mostra che il 21 marzo è stata eseguita una concimazione a dose variabile (vedere i due colori giallo e rosso) su 9,778 ettari.
Il sistema gestionale dei lavori aziendali in questa videata mostra che il 21 marzo è stata eseguita una concimazione a dose variabile (vedere i due colori giallo e rosso) su 9,778 ettari.

Dunque il bilancio finale qual è? «Se non avessi avuto la possibilità di seminare a dose variabile – risponde Massimo – non avrei mai potuto aumentare il numero di piante/ha negli appezzamenti più fertili della mia azienda, perdendo così parecchi quintali di raccolto. Lo stesso vale per azoto e diserbo. Inoltre riesco a portare in magazzino un mais che tutti gli anni si caratterizza per una qualità eccellente della granella molto richiesta dal mercato e anche molto sano, perché le piante non subiscono mai stress anche in annate difficili come è stato il 2015».

Un altro punto di forza dell’azienda Porto Felloni è avere a disposizione un essiccatoio aziendale e magazzini refrigerati, dove si stoccano tonnellate di mais che si conservano perfettamente per parecchi mesi e permettono di intercettare i prezzi di mercato più favorevoli. Anche questa è un’accortezza gestionale che poche aziende italiane hanno messo in campo. E per farsi un essiccatoio aziendale non occorrono centinaia di ettari di superficie: ne bastano molti meno, e poi si può sempre gestire anche il raccolto dei vicini.

Uno dei magazzini refrigerati dove viene conservata la granella di mais.
Uno dei magazzini refrigerati dove viene conservata la granella di mais.

In conclusione, a Porto Felloni produrre mais è ancora un buon affare nonostante i prezzi di mercato non siano alti e il risultato economico positivo è il frutto di una gestione molto attenta sia dei mezzi di produzione sia della fase di commercializzazione del prodotto. Come si dice sempre, chi fa bilancio se lo sa guadagnare con il lavoro e la capacità imprenditoriale. Che vuol dire non fermarsi mai e non essere mai sazi dei risultati raggiunti, perché si può fare sempre meglio.

Un particolare del mais di alta qualità prodotto a Porto Felloni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato I campi obbligatori sono contrassegnati


Chi siamo

Nato nel 2014, Il Nuovo Agricoltore è un portale informativo dedicato all’agricoltura, con un occhio di riguardo alle innovazioni tecnologiche. Il progetto è sviluppato da Kverneland Group Italia.


CONTATTACI