“Sodo e minima lavorazione hanno solo vantaggi: è l’unica strada per essere competitivi”

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«Se riusciamo a semplificare le tecniche agronomiche introducendo innovazioni che ci permettono di ottenere rese elevate, minori impatti ambientali e minori ore spese in campo, noi allevatori possiamo finalmente dedicare più tempo alle nostre vacche che ci ripagheranno con più latte e più qualità».

Giuliano Menghini, agricoltore e allevatore di Poggio Rusco (Mantova) parlava così nel 2015, dopo che aveva messo definitivamente in soffitta l’aratro per sposare le lavorazioni conservative. E oggi, a distanza di tre anni, traccia un bilancio positivo delle sue scelte e guarda ancora avanti.

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Giuliano Menghini

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«Le nuove tecniche di lavorazione del terreno per me hanno solo dei lati positivi – dice oggi Menghini -. L’aratura è la distruzione sistematica della struttura del suolo e della microfauna, oltre a comportare costi ormai insostenibili. Noi applichiamo il sodo al frumento al mais e alla medica. Per le prime due colture non incontriamo problemi, mentre per la medica pensiamo sia meglio la minima lavorazione e per questo stiamo provando il coltivatore Qualidisc di Kverneland».

Il Kverneland Qualidisc Pro 3000 in prova nell’azienda Menghini su stoppie di frumento.

Questa l’impressione che Menghini ha avuto del Qualidisc: «Dalle prime messe in campo, anche su terreni argillosi, ci sembra che l’attrezzatura svolga un ottimo lavoro, non aggressivo e senza formare suole di lavorazione.  Continueremo a provarlo ancora per qualche settimana, ma riteniamo sia una macchina valida per i nostri obiettivi».

Menghini fa parte di quella schiera di agricoltori che non si fermano mai e cercano continuamente di innovare, per migliorare il loro conto economico ma anche per preservare suolo e ambiente. Sono esempi che andrebbero imitati, per il bene e il futuro della nostra agricoltura.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


2 commenti

  • Mario

    24 Agosto 2018 at 10:41 pm

    La semina in sodo è possibile nei terreni in pendenza ??

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    • Roberto Bartolini

      27 Agosto 2018 at 5:38 pm

      Gentile Mario, proprio sui terreni in pendenza la semina su sodo mette in pratica una delle sue prerogative, cioè l’eliminazione dei fenomeni erosivi e dei ruscellamenti superficiali. Infatti nelle Marche, la regione che ha la stragrande maggioranza di ettari a sodo, da 20 anni almeno tutto il frumento seminato in collina è su sodo.

      Rispondi

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