Gherardi: “Nella conduzione della terra, la realtà scavalca la normativa”

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I crescenti investimenti in terra da parte di figure extra-agricole, le nuove norme Pac sempre più stringenti nel segno della sostenibilità, la rivoluzione tecnologica e informatica che richiede sempre più professionalità, contribuiscono a innescare forme di conduzione della terra un po’ anomale. «Gli attuali vincoli normativi relativi a imposte e tasse, che non tengono conto di una realtà agricola in veloce e profondo mutamento, non fanno che favorire sistemi di conduzione che oggi sono “extra legem” e che prima o poi mi auguro dovranno essere normati», afferma Nicola Gherardi Ravalli Modoni, agricoltore e presidente della Fondazione per l’agricoltura F.lli Navarra di Malborghetto di Boara (Ferrara).

Nicola Gherardi Ravalli Modoni, agricoltore e presidente della Fondazione per l’agricoltura F.lli Navarra. Alle spalle di Gherardi ci sono i ritratti di Gustavo e Severino Navarra, grandi proprietari terrieri del ferrarese che vollero che i loro lasciti venissero impiegati per l’istituzione di una scuola di agricoltura pratica.

Gherardi, ci spieghi meglio le sue affermazioni.

«Prendiamo il caso di un professionista o di un industriale che investono in terra, situazioni che sono sempre più numerose. Normalmente queste figure aprono una società con un agricoltore per poter accedere a un beneficio fiscale importante, come la tassa di registro all’1% (anziché al 15%), ma portandosi dietro il vincolo che devono trascorrere cinque anni per poter concedere in affitto la terra. E questo diventa un bel problema per chi non sa nulla di agricoltura. E poi c’è l’Imu».

In che senso?

«Il governo Monti introdusse la norma, ancora in vigore, secondo la quale l’imprenditore agricolo che affitta i suoi terreni paga l’Imu per intero anziché in forma agevolata, e questo in molti casi ha un’incidenza economica negativa non da poco».

Quindi cosa sta succedendo in campagna?

«Succede che per i due motivi sopra accennati si creano, con frequenza di anno in anno maggiore, forme per così dire di affidamento della terra “sulla parola”. L’ agricoltore-contoterzista acquista i mezzi tecnici, redige il registro dei trattamenti, predispone i piani di concimazione o di spandimento, stipula contratti di assicurazione o di conferimento e via dicendo, fino alla vendita del raccolto; tutto sempre e comunque a nome e per conto del proprietario del fondo, garantendogli a fine anno circa 700 euro/ha, Pac compresa».

Sarà certamente una formula “extra legem”, ma assicura una gestione della terra moderna ed efficiente, non le pare?

«Questo sì, almeno nella maggioranza dei casi. Proprio per questo sarebbe necessario trovare una forma giuridica nella quale far rientrare questo “affidamento”, che nulla ha a che fare con il classico affitto. Oggi è più che mai necessario aumentare la dimensione della superficie da coltivare, applicare tecnologie d’avanguardia, stipulare contratti di filiera e via dicendo. La rivoluzione epocale che sta investendo la nostra agricoltura richiede più attenzione da parte dei legislatori».

Lo strip tiller è una minima lavorazione molto versatile per primi e secondi raccolti e anche per la distribuzione di liquami e digestati.


Nel video qui sopra, sarchiatura del mais con distribuzione contemporanea di digestato con Kverneland Kultistrip. Come si vede, per lavorare ad interfila 75 cm sono stati tolti alcuni elementi del Kultistrip e si sono montate ruote strette al trattore.

 

Parliamo ora un po’ di tecnica. Lei è stato uno dei primi a introdurre nel ferrarese le lavorazioni conservative e l’agricoltura di precisione. Qual è il bilancio?

«Si parla tanto di “carbon farming” nei termini di sequestro di CO2 nel terreno, ma dobbiamo considerare seriamente anche le mancate emissioni, che sono considerevoli se applichiamo le lavorazioni conservative (cioè sodo, minima e strip tiller) e la distribuzione a dose variabile di concimi e agrofarmaci, che ne riduce le dosi con l’applicazione delle mappe di prescrizione. Su questo aspetto delle mancate emissioni non vedo molta attenzione da parte di chi sta legiferando per normare i crediti di carbonio. A costoro dobbiamo ricordare che, per fare solo un esempio, i 250 litri di carburante per ettaro consumati da chi fa lavorazioni tradizionali si abbassano a 70 litri/ha raccolta compresa, per chi applica le lavorazioni conservative.
Il bilancio che faccio è dunque più che positivo, non solo in termini di sostenibilità ambientale ma anche di sostenibilità economica. Semino i cereali vernini (ma anche il mais con la seminatrice Kverneland Optima) su sodo, e su minima con l’erpice Kverneland Qualidisc abbinato a una tramoggia con il seme portata anteriormente al trattore. Inoltre utilizzo il Kultistrip per prepare il letto di semina ma anche per sarchiare e distribuire in contemporanea liquami e digestati, e con lo spandiconcime Geospread applico le dosi variabili di fertilizzanti. Tutto questo si traduce in un miglioramento costante delle rese, che va in parallelo con l’aumento del tasso di sostanza organica dei terreni e una razionalizzazione dei costi. Questa è l’agricoltura rigenerativa che dobbiamo applicare su superfici sempre più estese senza tentennamenti, se vogliamo continuare a essere competitivi e cercare di diminuire le nostre importazioni».

Con la seminatrice Optima TF Profi di Kverneland, Gherardi applica la semina a dose variabile del mais sulla base delle mappatura del suolo.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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